Il Vangelo di oggi: Vangelo Gv 10, 27-30: In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola»

Contemplo:

Segni dell’accoglienza di Dio:

Amiamo il mondo e la sua storia. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Non opponiamogli sempre di fronte i rigori della legge se non li abbiamo temperati prima con dosi di tenerezza. Dalle nostre comunità si sprigioni tanta simpatia nei confronti delle istituzioni pubbliche. Siamo chiamati a collaborare, non a contrapporci, a incoraggiare, a gioire quando i progetti degli altri vanno a buon porto e rattristarci quando falliscono. Apriamo le nostre Chiese. Anche esteriormente siano segni dell’accoglienza di Dio. Tanti auguri, popolo di Dio: il Signore ti accompagni in questo tuo viaggio dell’esodo. Non temere l’assalto dei lupi o la fame nel deserto o i serpenti velenosi. Il Signore, di notte, ti starà vicino sotto la nube luminosa e, durante il giorno, ti preparerà una tenda sotto cui riposare le tue membra sfinite.

Commento al Vangelo del giorno:

Inizia un altro tema caro al vangelo di Giovanni, che reinterpreta in modo personale e caratteristico l’immagine di Dio-Gesù come pastore, con numerosi collegamenti anche con l’Antico Testamento. In questa immagine si intrecciano i temi che abbiamo già incontrato nel quarto vangelo: la vita eterna, la salvezza per tutti coloro che sono affidati al Signore, il legame tra Gesù e il Padre. Giovanni procede spesso per cerchi concentrici,  riprendendo un pensiero per approfondirlo mediante un’aggiunta nuova, diversa. Però ora queste assumono una connotazione nuova; come, per esempio, nel richiamo al fatto che le pecore “nessuno le strapperà dalle mani” del Signore-pastore. E la stessa cosa è ripetuta con una differenza nel versetto dopo: “nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. Un brano così breve ci spinge a soffermarci quasi su ogni singola parola, per capirne la preziosità e il loro profondo significato. Qui lo facciamo su due parole: ascoltare e conoscere (“le mie pecore ascoltano”, “io le conosco”). L’immagine concreta del pastore con le sue pecore ci permette (o meglio, permetteva a coloro che avevano familiarità con questo ambiente) di meglio capire l’amore di Dio, che conosce ciascuno, che conta i capelli del capo di ciascuno di noi, che sa chi gli appartiene anche oltre le nostre fragilità… Ma anche le pecore possono riconoscere la sua voce, anzi le sue pecore “ascoltano”. Il verbo ascoltare è centrale nella Scrittura, sia nell’Antico che nel Nuovo testamento, e gli ebrei tre volte al giorno ripetono nella preghiera le preghiere “ascolta, Israele”. La chiesa stessa nasce dall’ascolto della convocazione di Dio.

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