Tonino Cardamone, in primo piano, con la moglie durante l'inaugurazione del teatro Valente dopo i lavori di restauro (19 febbraio 2006). Accanto a loro l 'avv. Giampiero Morrone

La lettera di un commerciante riapre il dibattito sul Centro storico: non bastano strade e parcheggi

tratto da Il Serratore n. 11 aprile 1990

La lettera che ci ha inviato Tonino Cardamone è un documento di grande interesse per il dibattito sul centro storico di Corigliano.

È stata scritta da un commerciante che, operando da oltre trent'anni prima in piazza del Popolo e poi in via Roma, ha potuto osservare da vicino il lento ma inesorabile spopolamento che ha colpito la parte più antica della nostra città, subendone direttamente i negativi effetti economici. È stato proprio il settore del commercio, infatti, il più penalizzato dal fenomeno ed è positivo che un esponente di questa categoria intervenga in prima persona ad esprimere con forza il proprio disagio per una situazione che sembra senza via d'uscita. Il tono acceso, e spesso provocatorio, della lettera è pertanto comprensibile: quando si lancia un 'grido di dolore', non si presta eccessiva attenzione alle forme. Ma veniamo alla sostanza della lettera e partiamo da una affermazione che condividiamo. Bisogna, dice Cardamone "dare alle giovani coppie la vera possibilità di fissare la loro dimora in Corigliano Centro, in case moderne ed economicamente accessibili'. Siamo d'accordo. La prima direzione in cui muoversi è quella di garantire una residenzialità decorosa e civile ai coriglianesi che sono rimasti nelle vecchie case di famiglia, dando loro concrete opportunità di riutilizzazione degli immobili di cui sono proprietari. Non siamo però d'accordo con Cardamone quando dice che è possibile recuperare "poco". Certo, c'è molto di fatiscente e di cadente, ma ci sono anche moltissime strutture agevolmente recuperabili: le tecniche costruttive e di consolidamento hanno fatto passi avanti incredibili ed in questo settore del recupero e del riuso si compiono veri e propri miracoli architettonici. Occorre, perciò, innanzitutto uno strumento urbanistico, redatto da tecnici qualificati e competenti, che ci dica finalmente con chiarezza dove e come demolire, cosa sia possibile recuperare , dove ricavare spazi per parcheggi e servizi, come allargare le strade. Con tale strumento, i cittadini di Corigliano centro potrebbero accedere a mutui ed a contributi agevolati per la ristrutturazione delle proprie case; e le imprese di costruzione avrebbero un quadro di riferimento chiaro per poter decidere eventuali investimenti in un settore altamente redditizio. Ma uno strumento urbanistico non viene elaborato solo in base a valutazioni di carattere tecnico: esso presuppone una scelta politica sul ruolo che deve avere il Centro nell'ambito di tutta la realtà territoriale del Comune. E su questo bisogna essere realisti. Per Corigliano Centro è molto difficile ipotizzare una nuova vita basata sul commercio o sull'industria o sull'artigianato: è evidente che questi settori (almeno a breve e medio termine) non potranno avere adeguato sviluppo a Corigliano "di sopra". Restano la cultura, il turismo, il terziario avanzato, (uffici, telematica, centri di ricerca, ect.): sono queste le possibilità concrete da afferrare per un serio discorso di crescita di questa parte del nostro territorio. Corigliano "di sopra" deve diventare la sede privilegiata per tutte le attività culturali del territorio. Le strutture già esistenti, (biblioteche, archivi, associazioni) possono essere adeguatamente potenziate ed affiancate ad altre di nuova costituzione, in modo da renderle capaci di svolgere un compito di riqualificazione sociale dell'ambiente urbano. Per quanto riguarda il turismo, non servono molte parole. Altomonte attira ogni anno oltre 40 mila visitatori, grazie ad una intelligente politica promozionale basata sulla valorizzazione  del patrimonio artistico e su manifestazioni e spettacoli estivi. A Corigliano, (situata nel cuore di quella Piana di Sibari dove ogni estate centinaia di migliaia di turisti affollano camping, appartamenti, alberghi e villaggi), questa cifra può essere senz'altro triplicata. Abbiamo un magnifico castello, ancora integro, (una vera "meraviglia", caro Tonino, che tutta la Calabria ci invidia), circondato da suggestivi e caratteristici quartieri di impianto medioevale; abbiamo chiese ricche di tesori d'arte; possiamo facilmente allestire mostre ed organizzare spettacoli ad alto livello. E concludiamo con un accenno alle "manifestazioni goderecce", che secondo Cardamone, apportano solo momentanei benefici ai bar e penalizzano tutte le altre attività commerciali. Su questo punto, la pensiamo in maniera completamente diversa. La "parte più moderna, più giovane ed economicamente più evoluta della popolazione coriglianese, quella residente allo Scalo", viene ormai nel centro storico solo in occasione di feste, manifestazioni, convegni, mostre e sagre. Questo è un dato di fatto innegabile. Nessuno, crediamo, pensa più seriamente che un residente allo Scalo possa salire al centro per fare acquisti, tali e tante sono le offerte commerciali che ha già "in loco". Dobbiamo, pertanto, essere grati ai promotori delle suddette iniziative, che con grandi sacrifici personali riescono almeno a tener vivo il discorso sulla vecchia Corigliano, a farla riscoprire, a farla in molti casi semplicemente conoscere, dato che migliaia di coriglianesi residenti in pianura non sono proprio mai saliti al "paese". Certo, le pavimentazioni, l'illuminazione, le feste non risolvono il problema: indicano, però, delle prospettive, suscitano discussioni e polemiche, costringono tutti, cittadini e politici, a riflettere ed a prendere posizione. In tal modo si rafforza la consapevolezza che quella del centro storico è "la questione" principale da affrontare nel prossimo futuro a Corigliano, proprio perchè rappresenta la nostra "memoria storica" ed è il contenitore della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Se esso va in rovina noi saremo una collettività di sbandati, senza identità, senza radici, senza punti certi di riferimento. In questo sciagurato caso potremo magari anche continuare ad avere uno sviluppo economico, ma l'aspirazione ad un progresso sociale e civile rimarrebbe solo una vuota illusione.

 

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