Fonte: Vocabolario storico etimologico corigianese - Editore Castriota- pp. 732-734
'ta, pron. pers. corrispondente all'it. "te la": ta sienti 'i viniri, te la senti di venire; agg. poss. tua in posizione enclitica nelle voci che indicano un grado di parentela: màmmita, tua mamma; nonnita, tua nonna e così via; avv.; quando precede il v. essere conserva la forma ta: ta dditti 'i viniri, te lo ha detto di venire.
2ta, pronome unito al v. avere di seconda pers. sing. in funzione di quello essere; si ha; ta mangeti, te lo sei mangiato.
tabbaccanti, sopran.
tabbacchera, tabacchiera, scatola tascabile, per contenere tabacco da fiuto; tabbacchi, tabacco; tabbacchini, tabaccaio; è detto anche putighini vd.
tabbacchi (der. dal fr. tabac, con raddopp. espress. dell'esplosiva labiale /b/ e dell'occlusiva velare sord /c/, tabacco), tabacco.
tabacchijeri, prendere tabacco (di solito quello da fiuto).
tabbacchini, tabaccaio; la bottega che vende sali, tabacchi, valori bollati e piccola cancelleria; la forma più frequente è putighini vd.
tabbanijeri (De Luca, Lessico, 71 lo fa der. dallo sp. tàbarra, "filastrocca, lungagnata"; ma forse più semplicemente connesso a bannijeri cioè che "ti vannija” ), v. tr., e intr., gridare facendo chiasso.
tabbareni (der. da tabbarro), agg. dispregiativo, persona trasandata, sciatta.
tabbarri (dallo sp. tabardo che der. dalla trabea dei Romani), tabarro, pastrano; ampio, lungo e pesante mantello a ruota di spesso panno nero che si indossa come un cappotto; 'ntabarreti, incappottato, coperto col tabarro; vd. ferrajuoli. Il tabarro era il tipico soprabito maschile un tempo molto diffuso. 'U mantielli nivuri, com'era detto popolarmente questo mantello di lana, era indossato dall'uomo chiuso con un solo punto di allacciatura nella parte superiore con una catenina che si agganciava a una sorta di medaglione. Ogni tabarro era realizzato su misura da un unico pezzo di tessuto. Occorreva tener conto dell'altezza di chi lo indossava, rispettare le dimensioni delle spalle, dell'apertura delle braccia, la distanza tra collo e caviglie, particolari che nessuno aveva esattamente uguale agli altri. Gli ultimi artigiani capaci di realizzare tabarri su misura furono i maestri Pasquale Terzi e Luigi Rago (Scorzafave, Le Botteghe, VI, 31).
tabbella (dal lat. tabella, dimin. di tabula, "tavola", con raddopp. della bilabiale sonora / b/), tabella di legno, di carta, ecc.; insegna commerciale di un negozio.
tabbillina, tabellina, la tavola pitagorica che permette il calcolo di un qualsiasi prodotto fra numeri interi o decimali.
tacca (dallo sp. tacha, "segno"), tacca, piccolo intaglio, segno, incisione praticato su una bacchetta di legno; metodo usato, soprattutto da persone analfabete, per segnare e come prova per ciò che si vendeva o si comperava a credito.
taccagghja (dal germ. *taikka, "segno''), tacca, segno fatto sul legno; laccio (Iudicissa, Vocabolario, 124).
taccagni (der. dallo sp. tacanos, "esoso", con la consueta mutaz. della /n/ nel suono /gn/) avaro, tirchio, spilorcio; taccagnusi, taccagno; taccagni, tirchji, tirchio; taccagnarija, tirchjanja, avarizia; si dice anche rajuni vd.
taccarielli, pezzi di legno, grandi o piccoli, che il mare mosso riversa sulla spiaggia.
tacchella (der. da tacco, le scarpe col tacco a spillo che portano donne), agg., donna vanitosa, chi si mette in mostra; fig. una donna poco seria; ghè 'na tacchelli, è una donna poco seria; sopran.
tacchi (dal fr. ant. tache con raddopp. espress. dell'occlusiva velare sorda / c/), tacco delle scarpe; rialzo della scarpa posto sotto il calacagno; (fig.) muoversi, alzare i piedi; ghezj 'i tacchi e tracheggia, alza i piedi, muoviti.
tacchijeri (dal fr. taquer), v. intr., camminare svelto, speditamente; (fig.) rigar dritto, alzare i tacchi; tacchija, cammina spedito (cioè alzare i tacchi).
• tàcchiti (der. dal lat. scient. tachy, "veloce", da cui tachicardia; erra Treccani che scrive "voce onomatopeica, imitativa di breve rumore"), avv., tacchete, cioè che è veloce; subito, all'istante, all'improvviso (Iudicissa, Vocabolario, 124).
tacci, ‘u tacci, sorta di vasca di zinco usata per fare il bagno ai bambini.
taccia (dal fr. ant. tache o dallo sp. tacha, "chiodo a testa larga" usato dal calzolaio per attaccare tacchi e suole alle scarpe, da cui la voce attaccheri che è il fr. attacher; Rohlfs, NDC, 18), bulletta, corto chiodo a testa ampia e larga a forma di piramide tronca con i quali il calzolaio rinforza le suole delle scarpe da lavoro per limitarne il consumo e farle così durare più a lungo; chiodo a testa larga adoperato dai maniscalchi per fermare i ferri alle zampe degli animali da soma con funzione antisdrucciolo; per estensione il tacco della scarpa; 'i scarpi ntaccijeti, scarpe con la suola rinforzata; in senso fig. una persona inetta, che non sa fare niente o che serve a poco (come appunto il tacco di una scarpa che serve solo come tacco); ghè 'na taccia, chi sa fare poco; voc. in uso anche nel dial. rossan.
tacciuna (der. da taccia con il suff. accr. -uni>one), agg. dispregiativo con cui s'intende dire di una donna che se ne sta imbambolata, che non sa muoversi con grazia, come una "contadinotta".
tafanariji (der. dallo sp. tafanario dall'ar. tafar, "groppiera" striscia di cuoio che passando per il sottocoda regge la sella al posteriore del cavallo, da cui per trasl. prende signif. questo vocabolo), si usa in senso fig. per voler dire sedere, deretano, grosso sedere; riferito a una persona vuol dire avere un grande sedere, un grosso culo; in senso trasl., avere fortuna, buona sorte; tema 'nu tafanariji, ha un culo; voc. napol. tafanario.
tafeni (dallo sp. tabano dal lat.* tafanus musca), zootopon., tafano, il fastidioso e insopportabile insetto simile ad una grossa mosca le cui femmine succhiano il sangue dei mammiferi con punture dolorose.
tagliaferro (der. prob. da un sopran. originato dal mestiere di mastro fabbro ferraio; suggestiva l'ipotesi che possa der. dal fr. ant. tailefer), cogn.; Sarru Tagliaferrum (1544, platea della Valle, c.42r); mastrogiurato Fabio Tagliaferro (Archivio Saluzzo di Corigliano, anno 1696, b. 84, fase. 91); var. dial. è Tagghjafierri. I Tagliaferri furono notai: Frondosio (notizie dal 1582 al 1606) e Giovanni Battista (notizie dal 1681 al 1726).
tagghja (dal fr. ant. taille da tailler, "tagliare"), taglia, tagliare; taglia di capo d'abbigliamento, misura di abiti e indumenti; corporatura.
tagghjasoli, trincetto, taglia suole; lama robusta, affilatissima, simile a un bisturi che il calzolaio usa per pareggiare l'orlo di tacchi e suole.
tagghjachesi ("taglia cacio"), sopran.
tagghjafruòffici (insetto il cui n. scient. è forficula auricularia L.), zootopon., ortottero, il comune insetto con la coda a forbice.
tagghjaligni, taglialegna, boscaiolo. Questo mestiere era storicamente esercitato da cittadini Longobucchesi.
tagghjarelli (dal fr. ant. tailler dal tardo lat. taliare, "tagliare" con il suff. dimin. -ella; tagliatelli, Facciolati, 291), tagliatelle; la pasta fresca fatta in casa; fettuccine; pl. tagghjarielli; 'a pitta 'i tagghjarielli, la lagana, la sfoglia di pasta da cui si ottengono le tagliatelle (si stende la sfoglia, si arrotola come un cilindro e si affetta poi come se fosse un salame); tagghjarielli e ciciri 'i ra pigneta, le tagliatelle condite tradizionalmente con ceci lessati; in senso estensivo, 'i tagghjarielli, calamaretti, seppioline, appena nate che si tagliano a striscioline per consumarli crudi come antipasto di mare condito con olio e limone; in dial. rossan. si dice tagghjanni; vd. anche làgana.
tagghjatagghja, chi fa pettegolezzo.
tagghjeri (dal fr. ant. tailler, "tagliare", da cui anche la parola fr. tailleur), v. tr., tagliare, recidere, segare, tranciare, rasare, dividere; vd. tàgghjni, affettano; tagghji, taglio; tagghjeti, tagliato; tagghjatina, piccola ferita, taglio superficiale; tagghjenti, tagliente; tagghjeva e cusiva, tagliava e cuciva (il lavoro del sarto); ghè 'nu tagghja tagghja, chi fa pettegolezzi, chi passa il tempo a criticare alle spalle la gente; tagghja curti, tagliare un discorso, concludere; parte di bosco destinata al taglio ovvero al commercio del legno.
tagghjeti, agg., tagliato; trasl. chi è astuto, furbo, scaltro, ma anche sinon. di malavitoso, persona che conduce una vita nel malaffare ('nu malaviti); persona a cui bisogna portar rispetto (temere); chissi ghè guni tagghjeti, questo è uno di "quelli" (un mafioso); ghè 'nu chepi tagghjeti, è una testa matta (ma detto ironicamente). Il termine "tagliato" usato nei contesti malavitosi fa riferimento a quel leggero taglio che si pratica sul polso dell'affiliato durante il rito di iniziazione che "segna", appunto, l'ingresso nella 'ndrangheta.
tagghji (stesso etimo di tagghja), taglio; si usa con accezioni diverse in base al contesto; 'u tagghji 'i ru lietti, sponda del letto; 'u primi tagghji, il miglior pezzo di carne; 'nu tagghji, pezzo di tessuto a metraggio completo di stoffa sufficiente per confezionare una "taglia" d'abito; tena 'nu bbuoni tagghji, è detto di un abito di buona fattura; ghè tagghjieti, in senso trasl. per indicare un malandrino, uno furbo, un cattivo soggetto; pettegolo; ghè 'nu tagghja tagghja, chi è una malalingua.
tagghjola (der. dal lat. taleola), tagliola, trappola artigianale, costruita con legno e molle di acciaio; trappola per catturare uccelli, topi, ecc.; la voce arcaica è visciuttila vd.
tajella (dim. di tiella dal lat. *tegella dal gr. tigànon, REW 8614), padella a due manici; teglia di terracotta o di metallo per la cottura di vivande al forno; 'na tajilluzza, piccolo tegame; il termine esprime sia il contenitore che la pietanza che vi è stata cucinata; la tajella col cucinato per eccellenza è quella di melanzane alla parmigiana; cfr. le voci tijena e ruoti; in dial. rossan. è detta tièdda.
tajerri (der. dal fr. tailleur, completo femminile, composto di due pezzi, l'abito femminile costituito da una giacca indossata su una gonna o su dei pantaloni e, quindi, "tagliato" rispetto ad un abito intero), abbigliamento elegante femminile composto da due pezzi composto, in combinazione, da una giacca abbinata a una gonna (talvolta a un tubino oppure a dei pantaloni).
tàlefini, telefono; italianismo.
talamuni ("talamone"), sopran.
talarico (forse afer. del nome Atalarico), cogn.
talavisiona, televisore; italianismo.
tàlia, Italia; italianismo.
taliena, sorta di capello ordinario.
talieni (sinc. della parola "italiano"), agg. italiano, cittadino italian, ciò che è italiano; la lingua italiana, ecc.; italianismo; è usato in modo ironico per dire che di una persona "istruita" (riferendosi al fatto che parla l'italiano anziché il dialetto); (parra talieni, parla italiano (sin. di essere andato a scuola); spacca ru talieni, è detto ironicamente, a chi non parla affatto bene la lingua italiana.
talija, seguire, pedinare; seguire una persona passo passo, a distanza e con circospezione, per vedere dove vada o cosa faccia, come atto di sorveglianza; vd. talijen.
talijeri (dallo sp. atalayar, "stare in vedetta per osservare", dall'ar. talayi, "luogo dal dove si può vedere senza esser visti"), v. tr. e intr., guardare, osservare di nascosto; spiare, scrutare; chi ba talijanni, che vai cercando; talija, seguire, pedinare; ci ha fatta 'a talija, l'ha fatta seguire. sorvegliare, fare seguire, pedinare; 'a talija 'i ra matina a ra sira, la fa spiare tutto il giorno (come quel marito geloso che fa sorvegliare, pedinare il proprio coniuge per scoprire se lo tradisce); voc. sic. taliari.
tallaruni (forse è una metat. di tannaruni o forse è connesso allo sp. tallarines, "tagliatelle"), pezzo di carne di vitello, con la parte grassa e con l'osso, con cui si fanno brodi e sughi.
talli (dal lat. thallum dal gr. thallos, thalus, "germoglio, pollone", da thaleia, "verdeggiare", da cui l'it. talea; tallo, "ramucello'', Facciolati, 291), fiton., tallo, germoglio, parte tenera delle verdure; il pollone; i germogli teneri edibili della pianta delle cucurbitacee (di zucca e zucchini) quando cominciano a fiorire e non sono ancora differenziati in fusto (con questi teneri germogli si fanno saporite minestre); 'a minestra 'i talli e cucuzza, una gustosa minestra di verdure.
taluorni (dall'it. ant. latttorno, con metat. dei fonemi la>tu> taluorni<latuorni; cfr. l'etimologia di latuorni), voce che indicava in origine il lamento funebre delle prefiche, donne che vegliavano il defunto nell'attesa della sepoltura che venivano pagate per piangere e lodarlo con lamentazioni cantilenate; estensivamente questo termine è usato per indicare un piagnisteo ripetitivo, il ripetere lamentoso, fastidioso di uno stesso discorso; insistere ripetutamente su uno stesso argomento; chi è noioso, persona che fa un discorso reiterato fastidioso; finiscila cu ssu taluorni, chi persevera nel parlare sempre dello stesso argomento tediosamente; cfr. anche con taremi, pitrangula e filangula; cfr. latuorni; voc. napol. taluorno.