di Giacinto De Pasquale
Non è più tra noi il caro professore Samuele Minisci. Samuele è andato via ieri a 86 anni, mentre i funerali sono stati celebrati oggi presso la chiesa della Madonna delle Grazie. Con Samuele va via un consistente pezzo di storia umana e sportiva di Corigliano Scalo.
Originario di Vaccarizzo Albanese, si è stabilito qui a Corigliano dopo il matrimonio con Annunziata Tascone avvenuto nel 1966, a 29 anni. Ma frequentava Corigliano almeno da tre anni prima, infatti nel 1963 fece parte della “mitica” Polisportiva Corigliano, insieme ad un altro “albanese doc”, Pietro Baffa. Ma di ciò parleremo dopo grazie al prezioso contributo del caro amico Giovanni Scorzafave. Samuele, professore di educazione fisica, ha sempre conservato, in maniera indelebile l’accento arbereshe, del quale andava fiero. Il prof. Minisci è stato uno dei personaggi che hanno costellato la mia gioventù. Frequentatore assiduo del “Bar De Pasquale” insieme a tanti altri dei quali voglio ricordare Gianni Sanasi, Enzo Di Meglio, Silvio, Alfonso e Pierino Santella. “Epiche” le sfide a carte durante le quali Samuele non accettava le sconfitte, dando sfogo ad atteggiamenti di una simpatia unica. Altra sua passione è stata, come dicevo prima, il mondo del calcio. Da calciatore prima e da professore di educazione fisica dopo, in diverse circostanze diede la propria disponibilità come allenatore. Fu tra coloro che negli anni sessanta diedero vita alla squadra denominata “Lupetti Scalesi”. Così come ebbe un ruolo non secondario nella nascita, nel 1971, del Gruppo Sportivo Corigliano Stazione, insieme a Antonio Capalbo, Francesco De Pasquale, Franco Labonia e don Flaminio Ruffo, solo per citare alcuni nomi. Di carattere “sanguigno”, apparentemente burbero, in effetti aveva un cuore grande. Ha sempre gestito delle palestre, che erano abbastanza frequentate, proprio perché gli veniva riconosciuta competenza e professionalità. Tantissimi sono i ricordi che conservo del caro Samuele. Tra questi vorrei ricordarne uno in particolare. Risale al 2019. Era settembre e si celebrava la “Festa della Stazione”. L’ho incontrai sul sagrato della piccola chiesa dello Scalo, lui abitava proprio nei pressi. In quella circostanza Samuele mi parlò della Stazione di un tempo. “Vedi caro Giacinto – mi disse con una punta di rammarico mista a tristezza – non sono contento della evoluzione in negativo che ha avuto la Stazione. E’ vero – aggiunse – negli anni sessanta, quando io venni per la prima volta qui da Vaccarizzo, lo Scalo contava non più di 700/800 abitanti, ma almeno fino alla seconda metà degli anni settanta era un piacere vivere qui. Incontravi gente vera, gente di parola, gente altruista e pronta ad aiutare chi aveva realmente bisogno. Adesso non è più così, i rapporti oggi sono basati, in linea di massima, sugli interessi e sul calcolo personale. Io ho fatto ormai il mio tempo – concluse il caro Samuele – ma dentro di me restano ricordi bellissimi di un tempo che fu e che non tornerà più”. Parole vere e sagge quelle del prof. Minisci. Lo ricorderò sempre con tanto affetto perché è stato un uomo vero, sincero, leale e altruista. Riposa in pace caro Samuele. Ed ora, come dicevo in precedenza, pubblico un ricordo del caro prof. Minisci pubblicato dall’amico Giovanni Scorzafave sulla sua pagina facebook “La mia città- Corigliano Calabro”.
Un breve stralcio del mio libro: “Corigliano 1963 – La Polisportiva Corigliano” per ricordare oggi Samuele Minisci. Era il mese di aprile del 1964. (la prima partita di Samuele Minisci con La Polisportiva Corigliano) Decima Giornata di Campionato: Victoria Rossano – Polisportiva Corigliano. La nostra squadra, dopo la partita “beffa” con quella del Mirto, con lo spirito di gruppo e una gran voglia di vincere si preparava ad affrontare in trasferta la Victoria Rossano, che non faceva parte delle compagini di élite del campionato, perché viaggiava a corrente alternata. Per tale motivo, non ci era difficile sperare in una vittoria, che ci avrebbe permesso di fare un salto in avanti nella classifica. Purtroppo, ancora una volta, però, quel venticello, quasi una dolce brezza marina, che stava spingendo il nostro veliero nella direzione del porto della “Promozione” (1a Categoria), all’improvviso, smetteva di soffiare. Erano circa le ore 15 del 26 aprile quando, con un terreno molto pesante e poco favorevole alle caratteristiche tecniche dei nostri giocatori, l’arbitro, Gentile di Crotone, col tradizionale strumentino di servizio, dal suono nitido e acuto, dava inizio alla partita di calcio. Nella nostra squadra per la prima volta dall’inizio del campionato mancava la straordinaria mezzala destra, Sandrino Granato, infortunatosi al ginocchio durante la partita con l’Olimpia Mirto (un’altra beffa alla beffa), per cui il nostro allenatore, Raffaele Licciardi, era costretto a rivedere gli schemi della squadra con una formazione quasi inedita rispetto a quella del passato e, per giunta, anche con due esordienti: Pietro Baffa e Samuele Minisci. Col ruolo di mezzala destra, al posto dell’assente Granato, giocava il rientrante Gaetano Scura, che, a sua volta, cedeva il posto di mezzala sinistra ad Andreassi; all’ala destra, al posto di Giuseppe De Rosis, giocava Pietro Baffa, mentre a Romanelli, il cui ruolo da mediano passava a Samuele Minisci, si dava il compito di giocare da centravanti al posto dell’indisponibile Gino Belsito. Era una rivoluzione “anticopernicana”, perché al centro del campo di gioco non c’era (il sole) la squadra di calcio intesa come “gruppo”, ma solo undici giocatori (satelliti), che giravano attorno ad un pallone con ruoli inusuali, in primis quello incomprensibile del bravo Romanelli. Per tale motivo, i primi minuti di gioco erano tutti a favore dei giocatori della Victoria Rossano con azioni pericolose, che impegnavano il nostro portiere, Caruso. Poi, ma particolarmente esitanti, si facevano vedere anche i nostri, che al 15° minuto del primo tempo per poco non andavano in vantaggio se al tiro potente di Andreassi non si fosse opposta la traversa della porta difesa da Graziano. Era un evidente segnale di una domenica poco favorevole ai colori biancazzurri, perché dopo 18 minuti da quella ostile traversa, su calcio d’angolo battuto da Andreassi, Romanelli con un formidabile colpo di testa (il suo piatto preferito) mandava quasi in rete quella sfera, il cui percorso veniva interrotto miracolosamente proprio sulla linea di porta dal capitano della squadra avversaria, il mediano Tinari. Per la foto, purtroppo di scarsa risoluzione, in alto da sinistra: Minisci, Salimbeni, Romanelli, Caruso, Granato, Mezzotero, (guardalinee Mastrangelo), in basso, da sinistra: Amato, Andreassi, De Rosa, Scarfò e Baffa (la foto, purtroppo, è di scarsa risoluzione).