di Cristian Fiorentino

Indetti dall’Arcidiocesi di Rossano-Cariati e predisposti dall’Unità Pastorale di Corigliano Centro Storico e dell’Arciconfraternita del Rosario, sono in corso nel borgo antico del paese jonico le funzioni in onore di San Giovanni di Dio.

Da sabato scorso primo marzo con la recita del Santo Rosario e la Santa Messa al mattino ha preso il via il settenario nell'antica chiesa di San Giovanni di Dio. Giovedì 6 marzo, inoltre, dopo il Rosario e la Celebrazione Eucaristica delle 8:30, alle 9:30 vi sarà la visita della statua di S. Giovanni di Dio presso l’ospedale “Guido Campagna”. Alle 10:30 prevista l’Adorazione Eucaristica nella vicina chiesa di Sant’Anna.

Nel pomeriggio, alle 16, in programma la visita nei reparti dello stesso nosocomio e alle 17:30 la S. Messa, sempre presso la chiesa di S. Anna, e a seguire la fiaccolata di rientro verso la chiesa di S. Giovanni. Venerdì 7 marzo, previste sia il S. Rosario alle 8 che la S. Messa alle 8:30 mentre sabato 8 marzo, nel Solenne Giorno della Festa di San Giovanni di Dio, le Messe in programma saranno alle 8:30, alle 10:30 e alle 17:30, quest'ultima preceduta dalla recita del Santo Rosario alle 17. A seguire predisposto un momento di festa conviviale. Anche a Corigliano, in effetti, da sempre la devozione per S. Giovanni di Dio è molto diffusa e sentita. Coloro che festeggiano l’onomastico l’otto marzo sono numerosissimi. Per conoscere la storia della chiesa di S. Giovanni di Dio a Corigliano, datata 1884, connessa al paese coriglianese e alle sue tradizioni basta cliccare sul link https://www.coriglianocal.it/beni-culturali/le-chiese/s-giovanni-di-dio/ . Giovanni di Dio, è stato un tipografo e libraio spagnolo, fondatore dell'Ordine dei “Fratelli della Misericordia di S. Giovanni di Dio”. Per la Chiesa cattolica è il santo patrono degli ospedali, degli ammalati e degli infermieri, dei librai e dei tipografi, nonché della città di Granada. Il suo motto è sempre stato: "Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi”.

Biografia San Giovanni di Dio

«Nato come João Cidade l’8 marzo 1495- si legge sul sito https://www.causesanti.va/it.html – in un piccolo paese del Portogallo e andato via di casa all’età di 8 anni per seguire la sua vocazione religiosa. Evidentemente però non era ancora il momento giusto. Arrivato a Oropesa, in Spagna, fino a 27 anni Giovanni vive con una famiglia di pastori; poi si arruola nell’esercito e combatte almeno due battaglie importanti a Pavia e poi a Vienna, assediata dai Turchi. In seguito, finché avrà soldi, viaggerà per tutto il continente europeo arrivando perfino a toccare l’Africa, fino a tornare in Spagna e stabilirsi a Granada dove apre una libreria. Tra i tanti mestieri svolti fino ad allora, quello del libraio lo appassiona più di tutti: dei libri si era innamorato presto e li considerava anche un sussidio per la preghiera e per la fede, soprattutto quelli con le immagini sacre.A Granada, un giorno, ascolta una predica del mistico Giovanni d’Avila e ha una folgorazione. Va in giro a chiedere la carità per i poveri utilizzando una speciale formula di tre parole: “Fate bene fratelli”, un’esortazione agli altri a fare del bene ai propri fratelli e quindi anche a se stessi. Inizia contemporaneamente anche a praticare forme di penitenza piuttosto clamorose che lo faranno arrestare e finire in manicomio. Qui Giovanni scopre gli ultimi fra i malati, rinchiusi dalle famiglie che vogliono nasconderli e liberarsene. Inoltre tocca con mano i metodi con cui vengono curati, poco meno che torture, e capisce che deve fare qualcosa, che è accanto a questi fratelli più sfortunati perché Dio lo vuole.Conclusa la sua esperienza in manicomio, Giovanni si reca dal vescovo e davanti a lui s’impegna a vivere per chi soffre e ad accogliere quanti altri vorranno fare come lui. La Provvidenza gli concede due confratelli: tutti e tre vestono un povero saio con la croce e fondano, nel 1540, il primo nucleo della Congregazione dei Fratelli della Misericordia. Ma Giovanni vuole di più. Pur non avendo nozioni di medicina, è convinto che si debba curare i malati in modo nuovo, cioè ascoltandoli e colmando i loro bisogni a vari livelli. Riesce a fondare un primo ospedale che obbedisca a questi dettami a Granada, poi uno a Toledo. Contemporaneamente si occupa di orfani, prostitute e disoccupati. Giovanni muore a 55 anni nel 1550: stava pregando, in ginocchio, e stringeva un crocifisso. Non lascia scritta alcuna Regola, ma ormai la sua opera di carità è ben avviata e i suoi confratelli possono continuare ispirati da lui. Quarantacinque anni dopo, i suoi insegnamenti saranno codificati nella Regola che concerne il nuovo Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, anche detto – proprio come le sue parole – “Fatebenefratelli”. Canonizzato nel 1609, sarà poi proclamato Patrono degli ammalati e degli ospedali».

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