Il relitto di Cutro

UN IMPIETOSO CONFRONTO

Il 26 Febbraio 2023 naufragava, a largo di Cutro, un’imbarcazione di migranti partiti da Smirne, in Turchia, su un fragile caicco in legno.

Dopo un stentata navigazione in acque agitate del mediterraneo, che già avrebbero dovuto indurre quei gaglioffi di scafisti ad attraccare sulle sponde della Grecia, proseguirono la “crociera” evitando anche Malta, per giungere, ostinatamente, nella “LA TERRA PROMESSA”, l’Italia, ovvero il paradiso dell’accoglienza. Ce l’avevano, miracolosamente, quasi fatta, ma non avevano fatto i conti con la furia del mar Jonio, la cui violenza, quando è agitato, imprime all’urto delle onde, e all’urto della risacca, energie fatali ad imbarcazioni alla deriva, in balia delle acque e dell’incoscienza degli scafisti. E fu fatale andarsi a schiantare sugli scogli, a pochi metri dalla battigia di Cutro. Delle 180 persone a bordo, furono 94 i morti. La sinistra italiana non perse l’occasione per dare la colpa al Governo italiano (di destra), addebitandogli la responsabilità di quel disastro. Cioè il governo, per evitare quella tragedia, avrebbe dovuto attivare i suoi servizi segreti, venire a conoscenza in tempo utile dei preparativi di quella partenza, e mandare a Smirne una nave da crociera per garantire a quei disperati un viaggio sicuro. Ecco, paradossalmente, cosa doveva e dovrà fare il governo italiano. Ma la sinistra e fatta così, quando è all’opposizione ogni motivo è buono per dare addosso al governo. E quand’è al governo? Fa di tutto per causarli lei i naufragi con morti. L’unica vera tragedia in mare nella storia di cui lo Stato italiano fu ritenuto in qualche modo responsabile è infatti l’affondamento, nel marzo 1997, della motovedetta albanese “Kater i Rades”, speronata nel Canale di Otranto dalla corvetta “Sibilia” della Marina Militare italiana.

A quel misfatto seguì un processo. Ci vollero moltissimi anni per arrivare alla sentenza d'appello per il naufragio che il 28 marzo del 1997, giorno del Venerdì Santo per i cattolici, insanguinò le acque del basso Adriatico. Per naufragio e omicidio colposo plurimo la Corte d'appello di Lecce ha condannato a due anni e quattro mesi di reclusione l'ufficiale della Marina militare italiana Fabrizio Laudadio: quella sera era al comando di nave 'Sibilla' che si scontrò con una 'carretta del mare',la motonave albanese 'Kater I Rades”. Su questa imbarcazione c'erano almeno 120 albanesi, che fuggivano - come migliaia di loro connazionali in quel periodo - dal loro Paese: molte erano le donne e molti i bambini.

Nell’incidente, tra morti e dispersi, ci furono oltre cento vittime. La magistratura individuò i responsabili nei capitani delle due imbarcazioni, quello albanese per non aver seguito le indicazioni del nostro comandante e aver effettuato manovre scorrette, e quello italiano per aver provocato l’affondamento, opponendosi troppo energicamente al tentativo di forzare il blocco da parte dell’altra nave. L’Alto Commissariato dell’Onu però andò oltre e stabilì che anche il nostro Stato, quindi il nostro governo, aveva delle colpe, avendo attuato un blocco illegale.

LO SPERONAMENTO
È intuitivo che mentre lo speronamento del 1997 era del tutto evitabile ed è stato frutto di comportamenti volontari e avventati, il mancato salvataggio di Cutro non è stato un atto doloso ma la conseguenza di tragiche circostanze. In particolare: 1) quando Frontex avvistò il caicco, essa non era in pericolo; 2) la uardia di Finanza la cercò non per soccorrerla, visto che il mare era ancora calmo, ma per fare un’operazione di polizia e, non trovandola, è ritornata in porto; 3) la Guardia Costiera, in grado di effettuare il salvataggio, è stata avvisata solo quando le condizioni meteorologiche erano peggiorate, quindi troppo tardi; 4) Guardia di Finanza e Guardia Costiera non dipendono dal ministro degli interni e l’ultima circolare che regolamenta i salvataggi porta la firma dell’ex ministro del Pd Paola De Micheli, che corregge le circolari in materia del suo predecessore Toninelli e non è mai stata ritoccata da Salvini, attuale responsabile delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ai tempi del naufragio della “Kater i Rades” al Viminale sedeva Giorgio Napolitano, poi premiato dalla sinistra con una doppia elezione a capo dello Stato, che ai tempi era un’eccezione. Se al posto di Napolitano ci fosse stato Salvini, state pur certi che Salvini starebbe tuttora languendo in carcere per reato di strage. A Palazzo Chigi invece c’era Romano Prodi, che D’Alema e compagni, per toglierselo dai piedi, mandarono a Bruxelles come presidente della Commissione Ue e poi ricandidarono premier come capo dell’Ulivo nel 2006. Insomma la storia insegna che, basta tenere duro per un po’ e poi tutto può accadere, se si hanno gli appoggi giusti e si godrà di tutte le immunità soprattutto se si sta dalla parte sinistra della barricata. Ma era il 1997 e gli ordini alla corvetta Sibilla venivano trasmessi, in tempo reale, dalla centrale operativa del ministero della Difesa (ministro Beniamino Andreatta) col necessario indispensabile e consapevole benestare del presidente del consiglio  (Romano Prodi) tenuto costantemente informato ed in stretta collaborazione col Ministro degli Interni l’ex comunista Giorgio Napolitano (poi divenuto presidente della Repubblica), all’epoca autore della Legge sui respingimenti insieme con l’altra ex comunista Livia Turco, ministro della solidarietà sociale. A Roma erano informati istantaneamente di tutto quanto stava avvenendo nelle acque internazionali al largo di Otranto. Ora tenetevi forte, voglio ricordare un episodio che tutti abbiamo seguito sui telegiornali. Premesso che nessuno dei sopra nominati rappresentanti del Governo italiano si recò a Otranto ad esprimere solidarietà e conforto ai sopravvissuti ed ai parenti delle vittime di quel naufragio provocato dalla dissennata impropria applicazione della “Strategia di contrasto all’immigrazione” adottata dal governo di sinistra. Silvio Berlusconi era all’opposizione senza alcun potere. Ebbene, Silvio Berlusconi fu l’unico uomo politico italiano che si recò ad Otranto ad esprimere la sua solidarietà ai pochi superstiti ed ai parenti delle vittime.

L’hanno visto tutti : BERLUSCONI HA PIANTO.

 

ERNESTO SCURA



 

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